JOE HILL: UN TEMPO STRANO (2017)
Nel fantastico mondo di Joe Hill le previsioni parlano di un tempo strano, a dir poco: diciamo pure pauroso variabile, perché la tensione è il comune denominatore delle sue storie, che sia inverno o estate.
Questa raccolta di quattro novelle risale al 2017 ma in Italia è uscita solo l'anno scorso. Se conoscete il percorso letterario di Joe Hill fino a oggi non vi sorprenderà che sia giunto a pubblicare un volume analogo alle arcinote raccolte di quattro novelle che suo padre, Stephen King, ha prodotto regolarmente lungo la sua carriera. La più famosa (e la migliore nel mucchio), Stagioni diverse, inevitabilmente riecheggia in Un tempo strano, almeno nel titolo, come se il figlioletto abbia voluto in qualche modo omaggiare il lavoro di papà. Non ci sono somiglianze particolari tra le due, comunque, se non nell'intento di unire quattro storie sotto il vasto ombrello del fantastico, dall'horror al weird, ognuna col suo sapore: dalla più surreale Lassù alla più pragmatica Carica. Ma senza quegli estremi a cui Hill ci ha abituato per esempio in Ghosts, il suo libro d'esordio, un'eccezionale raccolta di racconti brevi.La prima novella, Istantanea, parla di una Polaroid che a ogni scatto ruba un ricordo della persona che viene fotografata. Il protagonista, un ragazzino che viene preso in giro per la sua obesità, incrocia il losco figuro che la possiede. Il lato oscuro della macchina non è tanto il fatto di poter vedere i ricordi personali di una persona, ma rischiare di estrarne troppi e prosciugarla, lasciando dietro di sé un guscio vuoto. Forse questa è la migliore idea del libro, anche se classica. Richiama ovviamente alla memoria qualche racconto di King con premesse simili, come Il fotocane (in Quattro dopo mezzanotte), ma più in generale rientra tra quelle trovate sempreverdi del fantastico che, quando ben elaborate, danno vita a veri gioiellini. Qui è tutto talmente in regola che non riuscirete a smettere di leggere.
Carica affronta in modo crudo il problema delle armi in America e dell'uso della violenza ingiustificata da parte delle forze dell'ordine (argomento sul quale, peraltro, in Italia è recentemente uscito un saggio breve di King intitolato Guns. Contro le armi, pubblicato da Marotta e Cafiero). Facendo la storia di un reduce dell'Iraq, ora guardia di sicurezza in un supermercato, che viene coinvolto in una sparatoria, il racconto denuncia non soltanto le autorità dal grilletto facile ma anche le psicosi dei reduci, le conseguenze dell'arruolamento per lo zio Sam su menti giovani e facilmente esaltabili. Con vari personaggi e flashback, è l'episodio più inaspettato, ansiogeno fino all'ultima riga (che non sarà quello che vi aspettate).
Lassù è l'incredibile vicenda di un paracadutista che atterra... su una nuvola. Proprio così. Una nuvola solida e senziente, in grado di realizzare tutte le sue fantasie e i suoi desideri, facendo letteralmente prender forma agli oggetti dal nulla. Tutti tranne uno: tornare a terra, a casa, sano e salvo. Sorprendente e divertente, sopratutto per le sue qualità surrealiste, che in alcuni momenti riportano alla mente l'allucinato epilogo di 2001 Odissea nello spazio (certo, con un po' più di leggerezza).
Pioggia è il più lungo e, ahimè, anche il meno convincente. La fine del mondo, o qualcosa che ci va molto vicino, si manifesta a Boulder, Colorado, sotto forma di una pioggia di cristalli affilatissimi che distrugge i tetti, le auto e trafigge i corpi della gente per strada. Una premessa insolita, illogica, come tutte quelle di questi racconti, ma che poi Hill delinea come lo scenario di un conflitto militare mondiale. Purtroppo lo sviluppo è piuttosto banale e l'epilogo inconcludente, forse anche per colpa di personaggi più superficiali degli altri. Chissà se può dirsi casuale la scelta di ambientarlo nello stesso luogo in cui la parte buona dell'umanità si rifugia dall'apocalisse in L'ombra dello scorpione di papà Steve. Volendo proprio trovare delle somiglianze con le sue opere, il mondo sconvolto dall'attacco ricorda quello di Cell, mentre la surreale pioggia di "cose" riporta a quella di rocce in Carrie e quella di oggetti in Cuori in Atlantide.
Le sue quasi 500 pagine fanno di Strange Weather un tomo importante, ma le quattro storie scivolano via che è un piacere, almeno in gran parte. Storia più storia meno (ognuno eleggerà la sua preferita), è un'altra ottima prova narrativa. Joe Hill dà il meglio di sé quando evita di lanciarsi in imprese epiche come The Fireman, mantenendosi più vicino allo spirito di Bradbury e Matheson che in lui. La sua penna elegante, ereditata dal padre (ma oggi più decisa della sua) ci cattura e ci porta con sé fuori dalla realtà, per farci credere a qualunque cosa capiti nel suo bizzarro e pauroso mondo.
Con questa uscita anche il nostro paese si è messo in pari con la bibliografia di Hill (la sua ultima raccolta è A tutto gas, ma i suoi primi libri come Ghosts sono ormai introvabili e la Sperling non si decide a ristamparli). L'autore ha annunciato il suo prossimo romanzo per il 2022 in America: speriamo nell'uscita contemporanea anche qui.
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