JG BALLARD - CONDOMINI, ISOLE DI CEMENTO E PSICOSI METROPOLITANE
Nella produzione di James Graham Ballard, uno degli scrittori più influenti del XX Secolo, c’è un dittico di romanzi che indaga quella che potremmo definire “psicosi da cemento”: si tratta di L’isola di cemento (1974) e Il condominio (1975), quest’ultimo uno dei suoi titoli più famosi da cui recentemente è stato tratto il film High-Rise – La rivolta diretto da Ben Wheatley. Abbiamo lasciato Ballard dopo Crash, il romanzo sull’automobile e i suoi significati simbolici nascosti, in una fase in cui lo scrittore è fortemente concentrato sulle metropoli, la tecnologia e i massmedia e sul modo in cui essi costituiscono una forza propulsiva per i cambiamenti mentali e sociali. L’isola di cemento e Il condominio continuano questa indagine esplorando nuovi territori.
“Io sono l’isola”. È quello che si ripete più e più volte Maitland, un comune impiegato londinese, quando esce di strada con l'auto e finisce su un'isola spartitraffico che si nasconde sotto il viadotto dell’autostrada. Presto Maitland intuisce che non esiste uscita da quest'area circoscritta. Febbricitante e malridotto, all’iniziale desiderio di fuga subentra quasi subito la prospettiva dell'isola come opportunità di una nuova vita che esula dalle imposizioni tradizionali. Qui è libero di esplorare il se stesso più autentica e scoprirà di non essere il solo ad aver fatto questa scelta.
Il paesaggio artificiale dell'isola spartitraffico, con il suo skyline di viadotti e condomini, e il costante riferimento al traffico londinese quasi fosse un organismo vivente, simbolicamente diventa il luogo della rinascita di Maitland. L’isola è un perfetto nowhere, uno spazio più interiore che non esteriore, collocata in mezzo al mare dell’alienazione quotidiana.
Nella quadrilogia catastrofica di inizio carriera erano eventi naturali di proporzioni globali a causare il disastro, cioè l'innesco del processo di modifica dell’umanità sopravvissuta. Nei romanzi successivi come Crash, L’isola di cemento e Il condominio, invece, sono i protagonisti stessi l’evento scatenante: il cambiamento non deriva da un agente esterno ma è inscritto nell'uomo e nel suo inconscio. È la condizione di prigionia volontaria di Maitland a dimostrare il suo impulso al cambiamento. L’evento che lo porta sull’isola è, sì, un incidente d’auto, ma non sappiamo quanto sia involontario o, al contrario, voluto. Certo è che, una volta lì, realisticamente parlando Maitland potrebbe andarsene, tornare a casa o più probabilmente recarsi all’ospedale. Eppure non è in grado o non vuole vedere l’uscita perché non intende ritornare alla vita di prima. Nella sua mente è avvenuto uno scatto e ora si trova a desiderare qualcosa che prima avrebbe giudicato assurdo (allo stesso modo in cui il lettore, che non è Maitland ma un osservatore esterno, giudica il suo comportamento bizzarro o surreale).
L'isola di cemento è un romanzo breve, semplice e diretto, una parabola che si palesa immediatamente per la sua natura simbolica. “Ho cercato di scrivere (e a volte ci sono riuscito) una fantascienza riguardante il presente”, dice Ballard (Extreme Metaphors, a cura di S. Sellars). “Trascorro una grande quantità di tempo, non voglio dire nel fare ricerche, ma nell'immergermi nei paesaggi mentali. […] Sin da quando è stata costruita sono sempre stato interessato alla Westway Motorway vicina a Shepherd's Bush, dove ho ambientato il romanzo. Mi ha sempre colpito guidare tra quei complicati raccordi. Cosa succederebbe se qualcuno a piedi sul bordo della strada cercasse di fermarti? Ovviamente nessuno si fermerebbe. Non puoi fermarti, saresti morto se ti fermassi, si impilerebbero auto su auto. […] Se fossi abbandonato in una di quelle balaustre fortificate – isole non solo bidimensionali, ma tridimensionali verso l'alto, nell'aria – non ne usciresti più”.
Come in Il mondo sommerso e in Crash, Ballard affronta l'emergere di nuove logiche e comportamenti, in apparenza devianti e riconducibili alla psicosi, in realtà espressione di una sorta di credi collettivi generati ed esasperati dall'ambiente esterno. Qui l’assunto è che all'interno di microcosmi urbani limitati ma autosufficienti nascono gerarchie sociali basate sulle professioni più che su qualsiasi altra affinità. “I membri di una casta professionale, o in qualunque altro modo vogliamo chiamare tale gruppo sociale”, sostiene Ballard, “una volta che padroneggiano il loro sistema di codici, nell’ambito di un vasto paesaggio di segnali, diventano un gruppo sociale separato”.
Il condominio mostra le estreme conseguenze di questo processo e trae ispirazione dalla reale osservazione da parte dell’autore dei complessi residenziali di quaranta o cinquanta piani che si diffondono negli anni Sessanta e Settanta. “Ho fatto delle ricerche prima di mettermi a scrivere”, dice ancora Ballard. “Nelle città il grado di criminalità dipende dalla libertà di movimento; è più alto nelle strade senza uscita. I grattacieli sono strade senza uscita; duemila persone stipate insieme nell'aria, tagliate fuori dal resto del mondo. […] Nel corso della mia indagine ho osservato che esistono persone che sono liete di vivere nella loro piccola prigione, che tollerano un alto livello di rumore”.
L’intento di Il condominio non è quello di legittimare le pulsioni inconsce manifestandole senza controllo, così come Crash non intendeva legittimare gli incidenti d’auto come metodo per eccitarsi sessualmente. Ballard è sottile nel seguire le tendenze della modernità e percorrerle fino al punto di rottura, immaginandosi (e mettendoci in guardia) verso le possibili conseguenze. “Da tanti anni mi interesso agli stili di vita moderni resi possibili dalle nuove tecnologie e i grattacieli mi hanno sempre attirato. La vita, lì, mi sembra davvero astratta”. Un’alienazione che oggi, immersi nel nostro presente sempre più smart e intrusivo, non è poi così distante o insensata come forse appariva ai lettori degli anni Settanta. Lo stesso Ballard, connesso all’attualità fino alla fine, continuerà a evolvere le sue teorie anno dopo anno, libro dopo libro, e riprenderà ambientazioni e tematiche analoghe a quelle di Il condominio nel romanzo Super Cannes, uno dei suoi capolavori degli anni Novanta (di cui vi parlerò in uno dei prossimi articoli).
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