HARUKI MURAKAMI: AFTER DARK (VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE)
Nella Tokyo notturna si intrecciano le storie di persone comuni: Mari, che vuole essere diversa ed è incapace di relazionarsi con gli altri (o forse non vuole farlo); Takahashi, che grazie al jazz riesce a dimenticare i problemi famigliari; Eri, sorella di Mari, una ragazza confusa, fragile, vittima delle circostanze. A intrecciare le vite di queste persone sono gli eventi enigmatici e casuali che accadono in una sola notte e che danno al romanzo le tinte di un noir ma anche di un sogno. La vera intensità di After Dark (e, in generale, di Murakami) non sta nello svelamento finale ma nella progressiva scoperta della una rete, un "tutto" costituito di tante piccole parti (persone, luoghi, fatti), che dà un senso all'esistenza e all'errare dei personaggi. Una zona nebulosa e affascinante nella quale si realizzano le intenzioni dell'autore.
La prima cosa che colpisce di After Dark è il punto di vista adottato da Murakami: la prima persona plurale, noi. Lo sguardo dello scrittore e del lettore, insieme, è paragonato a quello di una telecamera che spia e registra le vicende della Tokyo notturna. Questo modo di narrare potrebbe sembrare bizzarro e straniante, all'inizio, eppure Murakami ne fa una strategia vincente per immergere il lettore negli ambienti che descrive con la sua consueta raffinatezza. Ci ritroviamo così ad affiancare i personaggi come se fossimo davvero lì, con una potenza evocativa che raramente mi è capitato di incontrare sulle pagine di un libro.
La ricchezza di dettagli sensoriali, come il profumo di caffè da Denny’s e il rumore della puntina del giradischi che trasmette jazz, evoca un senso di realtà al contempo molto forte, realistica, quotidiana, ma anche sospesa, come se fossimo sempre sul confine con l'incredibile, con la magia, e questa potesse irrompere nella scena cambiandone la prospettiva. E forse lo fa. Se avete letto altre sue opere (per esempio il grandioso 1Q84), Murakami si muove in una sorta di realismo magico moderno, dove la sospensione dell'incredulità fa da padrone e il reale si mischia con il fantastico (o forse sarebbe meglio dire il surreale) scavallando le comuni linee di confine. In termini di trama prevale il realismo, ma il fantastico fa da importante contraltare come dimensione parallela dove sogni, incubi, desideri, visioni e allucinazioni assumono contorni fisici. I personaggi di Murakami, sempre turbati dalla vita in generale, alle prese con difficoltà nelle relazioni o nel trovare la propria strada, fanno di questa dimensione una tappa fondamentale del loro arco evolutivo.
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