PHISH: THE STORY OF THE GHOST (1998) IMPROVVISAZIONE IN STUDIO
Come detto nel capitolo precedente, l’evento del Clifford Ball festival nel 1996 costituisce uno spartiacque per i Phish, che nel periodo successivo entrano in un periodo difficile, caotico, con un sempre maggiore uso di droga e problemi di controllo equo e creativo dei progetti. Anche la musica cambia leggermente direzione: lo stile delle jam si orienta verso ritmi più statici, ripetitivi e lenti, mood più vicini all’ambient, meno focalizzati sugli assoli e più sull’atmosfera creata dall’intero gruppo, con un maggior uso di tastiera e suoni.
Nel 1997 i Phish tornano in Europa (tratto dalla serata di Amburgo, ritenuta una delle migliori, esce il fin troppo breve cd live Slip Stitch and Pass). In questo tour debuttano tredici nuove canzoni tra cui una mezza dozzina che poi ritroveremo in Story Of The Ghost e altre che appariranno successivamente su Farmhouse. Durante il tour europeo le jam continuano a evolvere in modalità sempre più groove/ambient, con Anastasio concentrato su meno note, più lunghe, in loop, e meno assoli funky rispetto al passato. “Credo che l’influenza derivò dall’aver visto Neil Young suonare in Europa e dall’aver ascoltato tanto James Brown”, ricorda Mike Gordon nella biografia di Puterbaugh. Il risultato ottenuto vede, da una parte, allontanarsi una parte di fan affezionata al primo periodo, ma dall’altra avvicinarsi una nuova fetta di pubblico amante dei Grateful Dead che fino a ora trovava i Phish troppo frenetici.
La creatività della band comunque non è in discussione, anzi, non fa che aumentare: tra il 1997 e il 2000 c’è un’esplosione di nuovo materiale e i tour sono come sempre terreno fertile di sperimentazione. Particolarmente quotati sono i tour dell’estate 1997 e 1998. Tra il 1997 e il 1998 la produzione di Anastasio e Marshall continua e i Phish registrano due album il cui approccio e risultato è praticamente agli antipodi. Story Of The Ghost viene realizzato dal gruppo in piena collaborazione, mentre Farmhouse riflette essenzialmente la visione unidirezionale di Anastasio. Parallelamente anche il clima all’interno del gruppo cambia e cominciano i primi problemi di convivenza, assommati a quelli personali di ciascuno.
Story Of The Ghost viene registrato negli stessi studi di Billy Breathes, a Bearsville, di ritorno dal tour europeo a partire dal marzo 1997, in varie tappe fino al giugno dell’anno dopo. I Phish sperano di catturare su disco le nuove atmosfere forgiate in concerto. “Abbiamo pigiato il tasto Registra e improvvisato per quattro giorni”, racconta Page McConnell. Sei mesi dopo ripetono l’esperienza: altri quattro giorni di jam. Al termine hanno in mano quaranta ore di registrazioni e utilizzano i passaggi più ispirati per assemblarvi sopra le canzoni di Story Of The Ghost.
In quello stesso periodo, Trey Anastasio e Tom Marshall si ritirano per tre giorni di scrittura e registrazione di demo, abbozzanndo una trentina di canzoni (successivamente diffuse nell’album demo Trampled by Lambs and Pecked by the Dove). Poi, in una fattoria noleggiata per l’occasione nella zona di Stowe, Vermont, i Phish si riuniscono per sovraincidere armonie vocali su alcune di esse. Alcune di queste canzoni trovano spazio su Story Of The Ghost, le restanti sono la base dell’album successivo, Farmhouse.
Nell’aprile 1998 i Phish suonano in quattro concerti – The Island Tour, tra i più acclamati del periodo e pubblicati in cd – allo scopo di provare e affinare il nuovo materiale sul palco. È anche grazie a questa ritrovata energia che poi il gruppo termina Story Of The Ghost. L’album non viene prodotto in modo convenzionale e infatti a tutt’oggi è il loro disco più sperimentale, dove la presenza dei quattro insieme è più intensa che mai. Ciononostante si avverte la differenza tra i pezzi effettivamente composti insieme durante le jam session e quelli derivanti dalle demo di Anastasio e Marshall.
La title-track trae ispirazione da un amico di Marshall che si diceva intermediario con il mondo degli spiriti, ma ovviamente il tema dei fantasmi è più che altro metaforico: “ognuno ha il proprio e io so cosa significa per me”, dice Anastasio all’epoca dell’uscita dell’album. Quasi tutti i brani dell’album sono poi diventati cavalli di battaglia nei concerti: “The Moma Dance”, “Birds Of A Feather”, “Limb By Limb”, “Ghost”. L’unica canzone antecedente alle sessioni del 1997/98 è “Guyute”, otto minuti epici il cui esordio live risale al 1994. Nell’album sono presenti momenti di intensa psichedelia funk (“Ghost”, “The Moma Dance”, “Birds Of A Feather”), ballad a firma Anastasio/Marshall (“Water In The Sky”, “Wading In The Velvet Sea”, “Brian And Robert”) ed esperimenti di sound più unici che rari nella discografia della band (“Fikus”, “Frankie Says”, “Shafty”, “Meat”, “Roggae”).
Pochi mesi dopo esce (a tiratura limitata) The Siket Disc, disco strumentale con altro materiale tratto dalle jam di Bearsville: solo trentacinque minuti e nessuna vera e propria canzone, solo un mix dalle atmosfere ambient che costituisce qualcosa di davvero inedito finora per i Phish.
Dalle serate ad Hampton, Virginia, viene tratto Hampton Comes Alive, box di sei cd che riscontra grande successo. Il 1998 è anche l’anno in cui esce Bittersweet Motel, film documentario diretto dal regista Todd Philips che segue la band durante un anno di tour (1997-98), contenente molte canzoni anche se alcune non integrali, tra cui anche l’inedita altrove “Bittersweet Motel”. Il tour dell’estate 1999 è abbastanza breve e comprende quattro serate al festival Fuji Rocks in Giappone. In autunno il tour prosegue in modo più massiccio fino al concerto di fine anno a Big Cypress. A parte quest’ultimo evento, i tour del 1999 non vengono ricordati tra quelli memorabili.
Tra le canzoni inedite su album che debuttano nel 1997/98 troviamo “Olivia’s Pool” che costituisce la versione iniziale di “Shafty” (prima di alcune modifiche alla sua struttura), “Black-Eyed Katy”, “Meatstick”, “I Don’t Care”, “Never”, “Waking Up”, “Walfredo” e le più note “Vultures”, “Dogs Stole Things”, “Carini” e “Driver”. Alcune di queste sono reperibili nei live.
Per la fine del decennio, i Phish sono dipendenti da tequila, cocaina e groupies: una serie di cliché sul rock & roll che non ci si aspettava visto l’idealismo e l’intelligenza dimostrata nei primi anni. “Le cose diventarono sempre più enormi e non ci si fermava mai”, racconta in seguito Anastasio. “È la solita vecchia storia. Troppi soldi, troppe persone, troppe aspettative, e così abbiamo perso l’orientamento.” Trey in particolare viene subissato di richieste di aiuto e soldi da parte di altri, come ricorda Marshall: “lui è il classico tipo che se gli poni un problema vuole risolverlo a tutti i costi. E la gente lo sa: chiama Trey. Trey saprà come aiutarti.”
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