PHISH: ROUND ROOM (2002) UN AFFRESCO VELOCE E RISERVATO
Dopo il primo “addio” nel 2000, nel 2002 i Phish tornano insieme per un nuovo album (Round Room), il consueto concerto di fine anno e poi fino al 2004 per vari tour dal vivo e un altro album (Undermind). Nel frattempo ognuno dei membri porta avanti progetti solisti che caratterizzeranno tutto il decennio successivo, continuando ancora oggi.
Round Room nasce in modo naturale durante le prove per la reunion, nell’ottobre 2002, nello studio sulle montagne del Vermont. Il nuovo materiale fluisce con estrema facilità: “Tutto nuovo e fresco, che era quello che volevamo”, ricorda Trey Anastasio. L’album viene registrato nel momento stesso in cui viene composto, con poca produzione e soprattutto un clima riservatissimo e isolato, e viene terminato in un mese. Più di ogni altro disco, Round Room probabilmente rispecchia l’approccio live e jam che la band tipicamente dimostra sul palcoscenico: l’album include ben cinque grandi jam (“Pebbles And Marbles”, “46 Days”, “Waves”, “Seven Below”, “Walls Of The Cave”, quest’ultima riferita in parte all’attacco alle Torri Gemelle dell’11/09/01). Ma non mancano le ballad intimistiche, “All Of These Dreams” e “Anything But Me”.
Le nuove canzoni proposte durante le session in realtà sono molte di più: una trentina, provenienti da tutti i membri della band. La tracklist finale però vede predominare il materiale scritto da Anastasio e Marshall, a discapito di due soli brani di Gordon (“Round Room” e “Mock Song”, quasi dei riempitivi rispetto ai restanti torrenziali). La complessità di alcuni dei pezzi di Anastasio ricorda quelli dei primi anni dei Phish, ciononostante l’accoglienza dell’album da parte del pubblico non è del tutto positiva.
Anastasio, ricordando l’album alcuni anni dopo nel contesto del periodo, dice: “Durante la [prima] rottura, avevamo comunque alle spalle un’organizzazione che costava centinaia di migliaia di dollari ogni mese. Era pazzesco. Quindi durante il periodo di pausa molte persone chiedevano, almeno a me: quand’è che tornate insieme? Abbiamo bisogno di soldi! Se oggi riascolti Round Room, suona esausto, proprio come eravamo esausti noi quattro”.
Il titolo e la copertina di Round Room si riferiscono a un’opera d’arte di un artista di Burlington. Le canzoni debuttano naturalmente subito dopo le session in studio, nei concerti di reunion tra il 31/12/02 e il 04/01/03, ad eccezione di “Mock Song” che debutta l’estate dopo. Durante questi concerti il gruppo riesce a evolvere maggiormente i brani, e una delle critiche mosse a Round Room è appunto quella di presentare ottime canzoni ma non al meglio della loro forma: se fosse stato registrato dopo il tour, il risultato avrebbe potuto essere ancora migliore. Dopo l’uscita dell’album viene annunciato un altro disco, The Victor Disc, che avrebbe dovuto contenere altre tracce provenienti dalle session originali (così come era stato fatto in precedenza con The Siket Disc, nato per "completare" The Story Of The Ghost), ma alla fine il disco non è mai uscito.
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