P. K. DICK: I SIMULACRI (O DI ANDROIDI E GUERRE CIVILI)
Come detto in La svastica sul sole, Noi marziani e Cronache del dopobomba, sono tante le idee e le suggestioni su cui Philip K. Dick costruisce le sue storie. I suoi romanzi sono di fatto basati sulle idee, è da esse che traggono la loro forza primaria. I simulacri ribadisce, da una parte, il disinteresse dell'autore verso le trame fantascientifiche più tradizionaliste. Dall'altra, sottolinea le ossessioni personali onnipresenti nella sua narrativa, alla radice della frammentarietà del suo stile, dei molteplici punti di vista, di intrecci mai sbrogliati di personaggi e situazioni. Come per i titoli citati all'inizio, anche I simulacri (terzo di ben cinque romanzi partoriti nel 1963) è un risultato eccellente di un momento in cui l'autore vive uno stato di grazia.
Al centro dello scenario globale disegnato da Dick vi sono gli USEA (Stati Uniti d'America e d'Europa), nati dalla collaborazione tra America e Germania durante la guerra fredda. Il der Alte (presidente) e la sua first-lady intendono sfruttare il viaggio temporale per portare nel presente il braccio destro di Hitler, Hermann Goring, allo scopo di negoziare la vittoria del nazismo in cambio della salvezza di milioni di ebrei. Nel frattempo la Karp, multinazionale che produce androidi (anche qui, come in L'androide Abramo Lincoln, chiamati simulacri per suggerire la maggior somiglianza con un essere umano completo) studia manovre di ritorsione nei confronti di un concorrente che inizia a rimpiazzare i suoi prodotti. Lo scandalo che provoca coinvolge la famiglia presidenziale e getta i presupposti per una guerra civile negli USEA.
Facciamo anche conoscenza di Richard, un pianista psicocinetico che suona il piano senza sfiorare la tastiera e sposta oggetti con la forza della mente. E del duo Duncan & Miller, suonatori d'anfore che ambiscono a esibirsi per la first-lady ma vanno incontro a un feroce condizionamento mentale.
Ritorna il tema del simulacro, l'essere a metà tra macchina e uomo che si sostituisce a noi sia nell'agire che nella morale. Dick continua ad evolverlo, fornendogli ruoli di maggior rilevanza di romanzo in romanzo: è come se l'androide Abramo Lincoln del romanzo omonimo fosse stato finalmente perfezionato e pronto per l'utilizzo su larga scala (dopo le “prove generali” nel ruolo di insegnante scolastico in Noi marziani).
La precognizione (i pre-cog) e i poteri telecinetici sembrano farsi beffe delle leggi della scienza, ma la loro sovrannaturalità è solo apparenza. Dopo Cronache del dopobomba è piuttosto chiaro che Dick sta teorizzando un'estrema e terribile conseguenza dell'esposizione umana a elementi anomali, nocivi, prima fra tutti la radioattività dovuta alla crisi nucleare (che è sempre dietro l'angolo). Dunque anche i poteri inediti della mente nell'universo dickiano hanno un'origine scientifica e razionale. In I simulacri si menziona addirittura una razza di umani neanderthaliani ancora esistenti in California, regrediti dai Sapiens per colpa della radioattività.
In questo quadro si colloca anche l'effetto devastante che le società repressive hanno sulla psiche collettiva. In I simulacri la malattia mentale, per esempio la schizofrenia, è un disturbo molto diffuso e comune nella popolazione, viene data per scontata e trattata soltanto con farmaci. La psicanalisi è stata messa al bando e la professione di psicologo o psichiatra è fuorilegge. Nel precedente Noi marziani accadeva qualcosa di simile: droghe legittimate come rimedio agli squilibri mentali, in realtà ulteriori metodi di controllo dei comportamenti della collettività. Lo stato totalitario che si diceva all'inizio è, ovviamente, il motore e la ragione dietro tutto questo. E cosa rimane dell'individuo dopo il trattamento totalitario? Come la storyline di Duncan & Miller ci dimostra, un guscio vuoto, privato dell'io più autentico.
I simulacri è un romanzo corale come La svastica sul sole, ma più compatto, nel quale il Dick dei primi anni Sessanta espone brillantemente i temi di cui vuole discutere con la sua narrativa fanta-filosofica.
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