mattbriar

ALESSANDRO VIETTI: REAL MARS



Real Mars è la missione che porterà l'uomo su Marte: l'equipaggio, costituito di quattro astronauti europei, due uomini e due donne, prima dello sbarco dovrà affrontare un viaggio lungo e difficile. Ma prima di tutto questo, Real Mars è un reality show. Anzi, è il reality show: milioni di telespettatori in tutto il mondo, decine di reti tv completamente dedicate, una macchina miliardaria senza precedenti. A nessuno importa davvero della missione e di ciò che rappresenta, tutti attendono di sapere cosa accadrà a bordo: chi vuole andare a letto con chi, chi ha vicissitudini strappalacrime o un parente a casa malato, e naturalmente se ci saranno misteri a bordo (misteri che, sin dal momento del lancio, vengono predetti in mondovisione da presunte veggenti).
La navicella spaziale è la nuova e avanguardistica casa del Grande Fratello, concepita grazie ai quattrini forniti dagli sponsor, senza i quali la missione non potrebbe compiersi. Insomma, uno schifo come non se n'è visti mai, l'elogio del decerebrato homo televisivus, il tripudio della bassezza e della vuotezza.
Alessandro Vietti ha scritto un libro, pubblicato da Zona42, completamente fuori dai canoni della fantascienza abituale, entrando a pieno titolo in quella schiera alternativa dedita alla pura speculazione tra cui si annovera gente come James G. Ballard. Almeno a mio parere, per i suoi intenti Real Mars ha una doverosa somiglianza con La mostra delle atrocità. Per due motivi, che poi spiegano anche perché questo romanzo sia davvero meritevole.
Il primo motivo risiede nei contenuti e nel messaggio che vuole comunicare con allucinante fermezza. Vietti ci descrive uno zoo di persone atroci, né più, né meno. Marte? Dimenticalelo! Esiste solo nel titolo (del reality, così come del libro). In questa storia... non succede nulla! Sì, qualche sporadico evento minaccia la riuscita della missione con sospettosa puntualità. Ma il lettore che si aspetta di leggere la storia di una missione su Marte capirà ben presto di essere fuori strada... anzi, fuori rotta. E' l'umanità a essere fuori rotta, ad aver perso il senno, preoccupata com'è di rimestare nel torbido delle vite altrui tramite tv e social network, anziché farsi due domande su Marte o sulla scienza o su cosa c'è al di là della volta celeste.
Vietti, riuscendo in un'impresa non da poco, non scrive di ipotesi fantastiche o speculazioni al limite tra possibile e impossibile, ma sviscera la realtà che esiste fuori dalla porta di casa o, meglio, oltre lo schermo delle nostre tv ultrapiatte e dei nostri smartphone.


Seconda ragione, lo stile narrativo. Per poter far funzionare un'idea del genere, peraltro basata su una struttura narrativa atipica, c'era bisogno di una narrazione forte e soprattutto che ne rispecchiasse gli intenti. Una narrazione convenzionale basata sul punto di vista degli astronauti non avrebbe mai potuto funzionare. Invece l'autore cambia il punto di vista da capitolo a capitolo, passando in rassegna i telespettatori delle più disparate provenienze e preferenze, tutti inesorabilmente prototipi di quell'homo televisivus che rappresenta gran parte di noi. Il lettore conosce gli astronauti e assiste allo svolgersi della missione tramite l'esperienza di Real Mars: programmi tv, gossip su internet, notizie sui giornali, ma anche il dialogo tra gli spettatori, i commenti, e altro ancora. Trecento pagine dense quelle di Real Mars, che di norma non sono tante, ma in un contesto così fanno sentire il loro peso. A mio modesto parere, una maggior brevità in alcuni punti avrebbe reso il testo ancor più tagliente e acuminato, sempre in funzione del fatto che qui lo stile sorregge a piene mani il messaggio e intrappola il lettore, che non ha vie di scampo se non continuare ad assistere, proprio come gli spettatori. Un'autentica mostra delle atrocità del 2017 dC. E poi, finalmente, si giunge al termine e... è così che va a finire?
Me lo chiedo sul serio, e non sto neanche più parlando del libro: andrà a finire così? Le luci si spengono, nessuno sguardo verso le stelle lassù, nessuno sguardo verso la Terra quaggiù, niente domande, niente risposte, solo tv accese che finito un programma passano a quello dopo, senza il barlume di un pensiero? E' a questo che vogliamo arrivare? E' qui che ci ha portato la storia? E' per arrivare qui che abbiamo civilizzato un pianeta?
L'autore ha forse capito che, ormai, nemmeno la fantascienza può permettersi più le visioni di conquista dello spazio, del tempo e della conoscenza che ha fatto grande la generazione asimoviana. Perché non è così che il popolino di lettori vede il mondo. Real Mars è, in sostanza, la satira pungente di ciò che accade davvero nei nostri salotti o a poca distanza. E ha contribuito a ricordarmi ancora una volta (grazie Alessandro!) la merda in cui l'umanità sguazza come una scrofa sazia di ghiande. Non c'è stato bisogno di parlare di robot assassini, velivoli misteriosi o epidemie apocalittiche, ma solo di tv.

Commenti