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I diecimila portali del Fushimi Inari


Una delle immagini più iconiche di Kyoto, e dell'intero Giappone, è quella del sentiero di torii arancioni del monte Inari, a sud della città. Sebbene i torii siano ovunque in Giappone, non c'è nulla di simile in nessun altro luogo.

Su ciascun torii è intagliato il nome del suo donatore.

Andarci una volta non basta. La seconda volta, dopo esserci lasciati alle spalle il nugolo di turisti che si arrende al primo tratto, dopo la foto di circostanza, abbiamo finalmente colto la trascendenza implicita nell'esperienza di percorrere il sentiero fino in cima, per poi ridiscendere alla luce delle lanterne, accompagnati solo dal frinire assordante delle cicale.

I gradini fino in cima sono circa 12.000, ma la cima è alta solo 230 metri.

Tradizionalmente il torii è il portale che dà accesso a un'area sacra, come quella di un tempio, in quanto elemento di separazione tra il mondo degli umani e quello degli dèi. Sul monte Inari, secondo le stime, ci sono circa 10.000 torii, e il numero si riferisce solo a quelli grandi che si attraversano inerpicandosi sulla montagna. Ai lati del sentiero ce ne sono migliaia di altri, di tutte le dimensioni, appoggiati ai santuari in pietra e alle rocce con incise le preghiere.

Il sentiero del Fushimi Inari si snoda nel bosco per circa 2 ore tra andata e ritorno.

torii del Fushimi Inari sono offerte di apprezzamento alla divinità Inari in cambio di protezione e prosperità. A farle sono sia le persone (generalmente i portali più piccoli) sia le aziende (quelli grandi e costosi). Su ogni portale sono incisi il nome del donatore, la data, e in cima i due caratteri cinesi noho (offerta).

I torii più piccoli sono larghi una spanna e chiunque può offrirli al santuario.

Il Fushimi Inari è dunque un luogo di culto shintoista. Nel vasto pantheon shintoista, Inari è la divinità protettrice del raccolto di riso, della fertilità, dell’agricoltura e delle volpi, sue messaggere.

La volpe è considerata un messaggero di Inari.

La cosa incredibile è che le offerte vanno avanti da secoli: il santuario è più antico della capitale stessa. Venne eretto nel 711 d.C. dalla famiglia Hata, che possedeva gran parte del territorio della città. Quando invitò l'imperatore sui suoi terreni di caccia e glieli offrì per fondare la capitale, il santuario venne spostato nella posizione che occupa oggi, e da lì in poi assunse grande prestigio.

Una delle tante "piazzole" lungo il percorso su cui si affacciano altri santuari e altri torii.

Una curiosità: la vita dei primi cittadini di Kyoto dipendeva ovviamente dal raccolto, motivo delle offerte propiziatorie, ma pare che gli dei sorridessero ancora di più ai loro devoti una volta che il riso veniva fermentato e trasformato in sakè. Per questo possiamo trovare anche il sakè fra i simboli di un santuario, e a Kyoto esiste persino un tempio dedicato al dio del sakè (Matsuo Taisha). E non è un caso che tra i maggiori patroni del Fushimi Inari vi siano proprio le grandi distillerie.

La scalinata all'ingresso del complesso.

Questo è l'ultimo post dei cinque sul Giappone che ho deciso di pubblicare a cadenza settimanale nel mese di dicembre, ma sono certo che presto tornerò a raccontarvi di Kyoto, Tokyo e delle altre tappe del mio viaggio. Se vi va, lasciatemi un commento per dirmi cosa ne pensate fin qui.

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