mattbriar

DAN SIMMONS, L'ESTATE DELLA PAURA: UN'ENORME DELUSIONE


Elm Haven, Illinois, 1960. Per i ragazzi della Old Central School è il primo giorno d'estate e perciò di libertà. Fra le scorrazzate in bicicletta tra i campi di grano, cinque amici (Mike, Duane, Dale, Harlen e Kevin) si trovano a indagare sull'improvvisa sparizione di un loro coetaneo, scoprendo forze oscure che paiono annidarsi proprio nella vecchia scuola... e purtroppo destando il loro interesse.
Come tanti ho approcciato questo libro con l'aspettativa di trovare uno spessore narrativo e psicologico paragonabile, o quantomeno prossimo, a IT di Stephen King, a cui L'estate della paura viene spesso accostato. A differenza di altri, però, ho già avuto modo di apprezzare Simmons, che ritengo uno dei grandi narratori del Fantastico inteso nella sua accezione più ampia (tratto che in effetti lo accumuna con King).
Be', dal titolo del post avrete intuito che non è andata come sperato.
A lettura conclusa, mi trovo a schierarmi dalla parte (piuttosto ben nutrita, a giudicare dai tanti commenti che ho letto in giro) dei lettori a cui L'estate della paura non è piaciuto. Affatto. L'ho trovato prolisso oltre ogni limite: "la metà basta", qui, è da intendersi in senso letterale. L'ho trovato superficiale a livello narrativo, per via di una trama piatta e meccanica, e vuoto a livello umano, perché il gruppo di bambini protagonisti non riesce a suscitare empatia nonostante le oltre 600 pagine a disposizione. La loro caratterizzazione è minima, tanto che all'inizio si distinguono a fatica l'uno dall'altro, e ciò rende inevitabilmente piatto anche il loro viaggio personale ed emotivo. Sebbene capitino loro le peggio cose, non sono riuscito a cogliere alcuna crescita, alcunché di guadagnato. In compenso, il lettore guadagna un bel po' di noia.
Mentre lo leggevo non mi ha mai preso, e quando l'ho finito ho sentito che non mi ha trasmesso nulla: solo il barlume di una potenziale grande idea. Accostarlo a IT è ridicolo, solo perché è 1) una storia horror, 2) ambientata negli anni 50, 3) con bambini per protagonisti. So bene che di norma non ha senso giudicare un libro confrontandolo con un altro, ma in questo caso non vedo come potrei fare altrimenti visto che il libro di Simmons, uscito nel 1991, sembra riflettersi in quello di King (1986).
IT contiene una vera e propria galassia di tematiche: amicizia, amore, infanzia/crescita, vita adulta, immaginazione, religione/fede, bullismo, emarginazione, oltre naturalmente a Bene/Male con una loro specifica cosmologia. E in IT, la narrazione è costruita in funzione delle tematiche, del loro manifestarsi attraverso la psicologia dei protagonisti. L'estate della paura, invece, solleva ogni tanto qualche concetto, quasi gettando semi in un campo, per poi lasciarli lì a morire. E per il resto sembra che le cose accadano perché devono accadere, per pura azione o dovizia di plot. Quei semi non germogliano.
Andiamo con un paio di esempi, mi par giusto. Esempio 1: l'inizio del secondo capitolo è un sublime affresco delle emozioni che solo il primo giorno d'estate poteva darci quando eravamo bambini*... ma rimane una divagazione fine a se stessa, nella quale chiaramente è l'autore a parlare, più che uno dei personaggi. Un mero paragrafo annegato in milioni di altri in cui non echeggerà più. Esempio 2: se avete letto Hyperion avrete intuito che Simmons ha un profondo, per non dire ossessivo, interesse per il tema religioso. Tutto ciò che fa qui è vestire uno dei personaggi da chierichetto e scrivere una parte poco o nulla significativa al prete suo amico, e per certi versi mentore.
Ho avuto inoltre l'impressione di alcune scelte traduttive infelici, nomi e formulazioni che hanno suonato male fin dall'inizio... Tuttavia, a conti fatti mi è parso inutile approfondire questo aspetto.
Non serve partire da aspettative stellari per rimanere delusi. Devo però riconoscere all'opera almeno un merito: quello di aver osato con alcune svolte coraggiose e inattese, dove (spoiler) alcuni dei bambini protagonisti ci lasciano le penne in modo orrendo, pagando le spese più gli interessi della loro caparbietà. In generale, L'estate della paura concede zero clemenza per retorica o situazioni del tipo "dai che stavolta ti acchiappo"... poi però il mostro non acchiappa mai nessuno e c'è sempre una buona ragione per rendere i nostri eroi quasi invincibili. (Diciamolo pure: anche IT scivola un po' dentro questa scarpa comoda, benché lo faccia con stile.) Ecco, qui il mostro acchiappa eccome. Qui c'è gente cattiva e il mondo non conosce pietà. Almeno su questo Simmons si è mantenuto all'altezza.

*Emozioni che ci piacerebbe rivivere grazie a letture come questa... Certo, quando funzionano... Non a caso avevo atteso proprio giugno.

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