PHISH: LIVE ONE + BILLY BREATHES (1996) I RE MIDA DELLA SPERIMENTAZIONE
Una parentesi su questo album live è d'obbligo, in quanto A Live One è la prima pubblicazione di materiale dal vivo nella storia dei Phish finora, ma anche (e soprattutto) perché non si limita a essere un concerto riproposto integralmente come capiterà nelle successive pubblicazioni live.
Nel 1995 i Phish decidono infatti di assemblare, con molta cura e moltissimo amore, una sorta di greatest hits delle performance del tour 1994, registrato dal primo all'ultimo show. Ciascuna canzone proviene da una serata diversa. L'assemblaggio è difficile: da una prima lista di oltre 500 potenziali brani, grazie anche all'aiuto ottenuto tramite un sondaggio online tra i fan, la lista si riduce a 30, poi alla dozzina di brani che oggi possiamo ascoltare su questo magnifico doppio album.
Al di là dell'indubbia grandezza delle esecuzioni incluse, A Live One è anche la miglior testimonianza del rapporto speciale tra la band e il suo pubblico: in numerosi momenti si possono ascoltare i fan che cantano, intervengono, colmano i vuoti e le pause nelle canzoni, e ovviamente applaudono e urlano a non finire. Certo, non è un live per tutti: per esempio, i 30 minuti di “Tweezer”, costruiti su magistrali calando e crescendo, richiedono una certa attenzione. “È un album dedicato ai fan”, dice Anastasio. “Capisci cos'è se sei davvero dentro alla band. Non è stato fatto per passare alla radio.”
Non è possibile dire di aver ascoltato (o di amare) i Phish se, oltre agli album in studio, non si ha ascoltato (e amato) almeno A Live One. Ce ne sono molti altri, per la verità, ma questo è il punto di partenza ed è imprescindibile.
Il 16 maggio 1995 i Phish debuttano dal vivo sei nuove canzoni originali (più diverse cover), tra cui il materiale che costituirà parte del loro successivo album: Billy Breathes. Durante il tour estivo di quell'anno, le registrazioni amatoriali delle serate diffondono le nuove canzoni tra i fan, ottenendo il risultato voluto dalla band: tra il pubblico si crea attesa. Questa è la filosofia con cui si muovono i Phish (tutt'oggi è così): “I nostri fan adorano sentirci suonare roba nuova”, dice Anastasio. “Penso sia piuttosto diverso dalle situazioni in cui la gente viene per sentire le hits”.
Alla fine del 1995, un anno di intensissimi tour, stanchezza e stress iniziano a farsi sentire, e le priorità iniziano a cambiare. Prima di tornare in tour per l'estate (tour che questa volta sbarcherà anche in Europa), la band sente il bisogno di isolarsi per realizzare un nuovo album. Sei settimane trascorse ai Bearsville Studios, nello stato di New York, a partire dal 1° febbraio 1996 fino a marzo inoltrato, senza alcun produttore esterno, danno vita a una prima, grezza versione di Billy Breathes. Come esercizio per cominciare, a turno ognuno di loro parte con una singola nota e gli altri rispondono, iniziando un'improvvisazione. Questo è l'approccio che la band utilizza inizialmente per ottenere l'album, lavorando sul materiale già provato dal vivo e su altro inedito. I risultati però non sono quelli sperati.
Il manager decide allora di coinvolgere un produttore per dare maggior risalto e coerenza al materiale: la scelta cade su Steve Lillywhite, famoso per aver lavorato con la Dave Matthews Band e con gli U2. Le atmosfere sonore di Lillywhite, ariose e rilassate, si adattano benissimo alle nuove canzoni e dopo altre sei settimane, dal 1° maggio a giugno inoltrato, Billy Breathes ne è l'eccellente risultato. Il tono dell'album è catartico e sottile. I migliori take, secondo Gordon, vengono catturati in tarda notte, quando “si suona la propria parte senza concentrarsi troppo, perché si è entrati in quella zona del subconscio dove non ci si preoccupa o non si pensa troppo, si suona e basta”.
La tracklist quasi nella sua totalità diventa subito un punto di riferimento nei concerti: “Free”, “Character Zero”, “Waste”, “Taste”, “Theme From The Bottom”, “Train Song”, “Billy Breathes”, “Swept Away”, “Steep” e “Prince Caspian”, mettono insieme ritmi e pattern tipici dei Phish e della chitarra di Anastasio con una pacata sofisticatezza finora inedita o emersa solo a sprazzi all’interno degli album precedenti.
All'uscita, Billy Breathes scala la classifica di Billboard fino al n.7, mai raggiunto prima dai Phish. Anche “Free” è il singolo di maggior successo nella loro storia, raggiungendo il n.11 nella classifica dei singoli Billboard. Tuttavia il gruppo continua a essere snobbato dal music business. Un controsenso ancora maggiore se si guardano i numeri dei concerti dei Phish, tra i più alti in America. Tutto ciò è frustrante per la band. “Ne parlavamo dopo il Clifford Ball”, dice Anastasio riferendosi a due memorabili concerti dell'agosto 1996. “Non è venuto nessuno di MTV, ed è stato il più grande evento musicale dell'anno in Nord America.”
In copertina all'album c'è un primissimo piano della faccia beffarda di Mike Gordon. La scelta della cover viene fatta alle tre del mattino dell'ultima serata agli studios, senza pensarci: “la decisione ci costò al massimo cinque minuti”, ricorda Anastasio. Tra i rough mix delle prime session si annoverano altre canzoni: “Grind” (poi reincisa per Undermind), “Weekly Time” (inedita) e “Strange Design” (uscita come b-side del singolo “Free”). Nel 1995 debuttano online anche “Mallory”, “The Fog That Surrounds”, “Spock’s Brain”, “Ha Ha Ha”, “Strange Design” e “Glide II”.
Dopo aver fatto una escalation di grandezza nelle dimensioni dei tour e nella capienza delle sale, nel 1996 i Phish intraprendono il loro primo tour per arene. In agosto il Clifford Ball, davanti a 135.000 spettatori in due giorni, sarà il più importante traguardo del decennio e anche uno spartiacque con ciò che verrà dopo. L'evento di Clifford Ball, il cui filmato integrale è stato pubblicato in dvd nel 2009, rappresenta l'apice dei Phish prima maniera: un'esplosione di jam e un momento di creatività tale da trasformare in oro qualsiasi sperimentazione. Dopo questo festival la band prende una direzione creativa diversa e al suo interno iniziano a emergere i primi problemi.
Nel 1996 i Phish fanno anche il loro primo e unico tour in Europa (passando anche per l'Italia).
Un’ultima nota importante per il 1996 è che è l’anno del primo side-project, ovvero progetti musicali che i vari membri dei Phish hanno intrapreso al di fuori della band, come solisti o con altre formazioni. Surrender To The Air è un album fortemente sperimentale di Trey Anastasio con altri musicisti realizzato l’anno precedente in due giorni di session di improvvisazione.
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