KING: FINE TURNO (2016), COME TI COMANDO A DISTANZA GRAZIE A UN VIDEOGAME
Mr. Mercedes era una sorta di satira, cruda e tagliente, di un'epoca inflazionata dalle serie tv e lacerata dalla crisi del lavoro e dell'economia. Chi perde paga era una deviazione sui territori conosciuti dell'ossessione e della letteratura. In End of Watch, uscito quest'anno come capitolo conclusivo della trilogia, ci si aspettava un altro tema importante a fare da sfondo alle corse dei protagonisti (l'ex detective Bill Hodges e la sua aiutante Holly). Il tema c'è anche stavolta, e si tratta di questo: internet e i videogiochi come sistemi di controllo e persuasione, canali attivi per un lavaggio del cervello spietato e fatale nei confronti della nuova generazione adolescente. Però... il tema non è così centrale come avrebbe potuto essere: Stephen King lo sfiora, in particolare nella seconda parte del romanzo, senza approfondirlo più di tanto. Un peccato, perché con un pizzico di speculazione in più il libro sarebbe stato ancor più efficace, uscendo dalle righe del semplice thriller sovrannaturale, guadagnando quel “qualcosa in più” che avrebbe permesso a King di chiudere la trilogia con un colpo da maestro.
Fine turno è una lettura soddisfacente: è accattivante, incalzante, appagante, come nei libri precedenti. Sui pregi e le abilità di King è inutile ripetersi. La storia riprende il via da dove Mr. Mercedes terminava (Chi perde paga, di fatto, era tutta un'altra storia ma con gli stessi protagonisti, mossa bizzarra per una cosiddetta trilogia): Brady, ovvero l'ex Mr. Mercedes del primo romanzo, è chiuso in manicomio, praticamente un vegetale, ma torna a uccidere, tentando di portare a termine la strage architettata anni prima ma sventata da Hodges. Come ci riesce? Primo, attraverso un'imbattibile conoscenza informatica che gli permette di sfruttare la rete per i suoi piani di vendetta e omicidio. Secondo, attraverso la capacità sovrannaturale di possedere la mente degli altri e costringerli ad agire al suo posto. Il primo aspetto è intrigante: Brady, grazie a un sito web, distribuisce una partita di vecchie console videogame difettose che inducono stati di trance a chi ne osserva una particolare schermata (la “pesca dei pesci”, a cui si ispira anche la bella copertina del libro). Le vittime sono ragazzi adolescenti, che si fanno illudere dal sito e poi dal videogame, cadendo nelle grinfie di Brady il quale, una volta nella loro mente, fomenta tutte le loro insicurezze, paure e paranoie, inducendoli al suicidio. La tecnologia come mezzo di persuasione, se non di controllo psichico totale, è un tema scottante a cavallo tra fantascienza e attualità. Come lo è la diatriba a proposito dell'influenza di internet e dei videogiochi sulle menti ancora acerbe dei bambini e degli adolescenti. In alcune scene King esplicita tutto questo, ed è grande, ma nel complesso non scende in profondità, essendo un autore che non scrive per speculare, preferendo continuare a narrare.
Il problema che Fine turno ha rispetto ai due predecessori, è che il secondo aspetto, il sovrannaturale, funge da base per l'intera vicenda: tutte le logiche si sviluppano in funzione di essa ed è grazie a essa che il lettore crede a ciò che gli viene narrato. Questo va a discapito del primo aspetto, di gran lunga più interessante e originale. Se il potere della mente è un tocco kinghiano classico, apprezzabile in quanto tale (mai forzato o eccessivo, sempre credibile e incastrato nel quotidiano), fino a ora la trilogia di Hodges vs. Mr. Mercedes aveva di bello che si staccava da tutto il resto dell'opera kinghiana costituendo un interessante progetto a parte, differente anche nel modo di narrare (in tempo presente). Perciò la pecca di Fine turno è il suo adeguarsi al canone anziché scoprire tutte le carte ed essere davvero se stesso.
Inoltre, se Hodges e Holly erano originali e brillanti nel primo Mr. Mercedes, probabilmente perché nuovi, a mio parere stentano a reggere una trilogia. Qui risultando già un tantino fiacchi e ripetitivi, al di sotto dell'eccellente livello del personaggio medio descritto da King in un qualsiasi suo romanzo. (Per non parlare di quelli che entrano dritti nel mito: Randall Flagg, Roland Deschain, Jack e Denny Torrance, i bambini di It, gli eroi di The Stand... In confronto a questi, sui quali King potrebbe scrivere decine di libri, Hodges e Holly sono una pallida ombra, per non dire una silenziosa scoreggia, non me ne vogliate... Al recente annuncio di King che Holly tornerà in un altro romanzo, onestamente non ballo di gioia.)
Nel complesso, per quanto sia di buon livello, Fine turno purtroppo è un'occasione giocata peggio del solito, al di sotto delle aspettative.
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D'accordissimo sulla debolezze dei due aiutanti di Hodges, soprattutto Jerome, che nel volume finale è totalmente anonimo. Non mi è dispiaciuto, però, l'inserimento dell'elemento paranormale, un terreno su cui lo Zio si muove da sempre bene. Dell'intera trilogia ho apprezzato l'ambientazione e il modo in cui lo Zio sa dipingere la società americana dei tempi della crisi, meno alcune singole scelte narrative, in qualche caso banali. Punto forte è sicuramente la figura del disturbatissimo Brady...
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