KEROUAC: VIAGGIATORE SOLITARIO
Pensando alle stelle notte dopo notte ho cominciato a capire che “Le stelle sono parole” e tutti gli innumerevoli mondi nella Via Lattea sono parole e ciò vale anche per questo mondo. E ho capito che non importa dove mi trovo, in una stanzetta piena di pensieri o in questo universo senza fine di stelle e di montagne, è tutto nella mia mente. Non c'è bisogno di solitudine. Allora ama la vita per quello che è, e non crearti alcun tipo di pregiudizio nella mente.
Jack Kerouac, Viaggiatore solitario
Nel 1960, nella casa di Long Island (New York) dove vive insieme alla madre, Jack Kerouac compone e dà alle stampe un'antologia il cui filo conduttore è il viaggio solitario, intitolata Lonesome Traveler. I testi coprono una larga parte della sua vita adulta, provengono da momenti diversi di cui Jack parla anche in altri romanzi (per esempio Angeli della desolazione). Si tratta comunque di testi inediti e autoconclusivi, non di estratti di opere più lunghe già pubblicate. Sembra che qui Jack intenda fare un riassunto delle esperienze più significative vissute, seguendo il filo conduttore e tentando di farle quadrare insieme: dal caos e la sporcizia che popolano la vita su una nave mercantile, alla serenità naturale della vita sulle montagne.
Essendo stata compilata personalmente da Kerouac con testi ancora “freschi” sebbene, come detto, risalenti a vari periodi precedenti, questa raccolta è una delle più interessanti della biblioteca kerouachiana e include scritti di spaventosa bellezza e poesia. L'assemblaggio ha un forte senso emotivo e personale, il che la separa piuttosto nitidamente dalle antologie postume che mettono insieme materiale “a freddo”. Non sappiamo quanto Jack abbia rimaneggiato i testi in ultima fase, ma la loro unione fila perfettamente, trasformando situazioni di per sé agli antipodi nei capitoli naturali di un'esistenza umana. Non è quindi un diario di viaggio, semmai un confronto di esperienze il cui risultato, forse paradossalmente, è quello di ordinarle in modo armonioso. Merito anche di una scrittura fluida che si legge proprio come un romanzo, senza bruschi scossoni tra capitolo e capitolo.
Vediamo uno per uno i testi di cui si compone Viaggiatore solitario (edizione Sugarco) o L'ultimo vagabondo americano (successiva edizione Oscar Mondadori).
Moli della notte vagabonda: ambientato durante il viaggio in treno verso Los Angeles nel Natale 1951, scritto anni dopo con tono lievemente umoristico.
Messico Fellaheen: riguarda un episodio avvenuto durante il viaggio verso Città del Messico nel 1952, scritto successivamente.
I sozzoni del mar della cucina: riguarda il periodo sulla nave mercantile all’inizio dell’estate 1953, scritto subito dopo.
Ottobre nella terra della ferrovia: tra i più famosi “racconti” di Kerouac, scritto durante l'esperienza a San Francisco come frenatore nelle ferrovie nel 1952.
Scene di New York: ambientato nel 1958 dopo il trasferimento a Long Island con la madre e scritto successivamente.
Solo sulla cima di una montagna: ambientato nell'estate 1956 sulle montagne Cascades, esperienza raccontata più in dettaglio nel romanzo Angeli della desolazione.
Grande viaggio in Europa: riguarda il viaggio a Tangeri (da William Burroughs), Parigi e Londra nella primavera 1957.
Il tramonto dell’hobo americano: scritto nel 1959.
Essendo stata compilata personalmente da Kerouac con testi ancora “freschi” sebbene, come detto, risalenti a vari periodi precedenti, questa raccolta è una delle più interessanti della biblioteca kerouachiana e include scritti di spaventosa bellezza e poesia. L'assemblaggio ha un forte senso emotivo e personale, il che la separa piuttosto nitidamente dalle antologie postume che mettono insieme materiale “a freddo”. Non sappiamo quanto Jack abbia rimaneggiato i testi in ultima fase, ma la loro unione fila perfettamente, trasformando situazioni di per sé agli antipodi nei capitoli naturali di un'esistenza umana. Non è quindi un diario di viaggio, semmai un confronto di esperienze il cui risultato, forse paradossalmente, è quello di ordinarle in modo armonioso. Merito anche di una scrittura fluida che si legge proprio come un romanzo, senza bruschi scossoni tra capitolo e capitolo.
Vediamo uno per uno i testi di cui si compone Viaggiatore solitario (edizione Sugarco) o L'ultimo vagabondo americano (successiva edizione Oscar Mondadori).
Moli della notte vagabonda: ambientato durante il viaggio in treno verso Los Angeles nel Natale 1951, scritto anni dopo con tono lievemente umoristico.
Messico Fellaheen: riguarda un episodio avvenuto durante il viaggio verso Città del Messico nel 1952, scritto successivamente.
I sozzoni del mar della cucina: riguarda il periodo sulla nave mercantile all’inizio dell’estate 1953, scritto subito dopo.
Ottobre nella terra della ferrovia: tra i più famosi “racconti” di Kerouac, scritto durante l'esperienza a San Francisco come frenatore nelle ferrovie nel 1952.
Scene di New York: ambientato nel 1958 dopo il trasferimento a Long Island con la madre e scritto successivamente.
Solo sulla cima di una montagna: ambientato nell'estate 1956 sulle montagne Cascades, esperienza raccontata più in dettaglio nel romanzo Angeli della desolazione.
Grande viaggio in Europa: riguarda il viaggio a Tangeri (da William Burroughs), Parigi e Londra nella primavera 1957.
Il tramonto dell’hobo americano: scritto nel 1959.
Guardo il cielo blu di una perfetta purezza-perduta e sento il curvarsi del legno della vecchia America sotto di me.
Jack Kerouac, Viaggiatore solitario
Jack Kerouac, Viaggiatore solitario
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