JOE HILL: LA SCATOLA A FORMA DI CUORE (2007)
Sono andato a ritroso nella lettura di Joe Hill, partendo dall'ultimo romanzo finora pubblicato fino a questo primo. Il mio percorso è stato in discesa, ma quello di Hill per fortuna in salita. In effetti sia La vendetta del diavolo che NOS4A2 sono immensamente superiori (per idee, narrazione, stile personale) rispetto a La scatola a forma di cuore. Questo è romanzo horror facilmente etichettabile, una storia di spettri e talismani con una rockstar antipatica per protagonista.
Il "tono heavy metal" che si deve ai personaggi e che viene anche abbastanza naturale a Hill (come al paparino Stephen King) risulta un po' stereotipato. La storia di un fantasma che perseguita il musicista a causa di certi fatti spiacevoli accaduti nella sua vita, non è nuova al genere ma quel che è peggio è che non viene rivitalizzata in alcun modo interessante. Qualche bel momento c'è, di sicuro si percepiscono intenzioni e mire più grandi rispetto a quanto non ci azzecchi il romanzo, oltre a una capacità potenziale ancora inespressa. Mi è parso anche - ma questo potrebbe essere causato dalla traduzione - che frasi e paragrafi a tratti siano difficili da seguire, un po' confusionari, malscritti.
Un esordio romanzesco in sordina giustificato – col senno di poi – dalla futura crescita di Hill, davvero notevole se si fanno i paragoni tra i suoi primi tre romanzi. Prima di uscire con La scatola a forma di cuore, Hill ha pubblicato un'antologia di suoi racconti horror incentrata proprio sui fantasmi, intitolata 20th Century Ghosts (che gli è valsa diversi riconoscimenti). E' quindi facile capire da dove deriva questo primo romanzo: un racconto cresciuto fino alle dimensioni giuste, forse l'occasione da cogliere per diventare finalmente un autore da scaffale. In generale, questo è un libro che si può evitare: passate direttamente ai due successivi. Per quanto riguarda Ghosts purtroppo è fuori catalogo in Italia.
Il "tono heavy metal" che si deve ai personaggi e che viene anche abbastanza naturale a Hill (come al paparino Stephen King) risulta un po' stereotipato. La storia di un fantasma che perseguita il musicista a causa di certi fatti spiacevoli accaduti nella sua vita, non è nuova al genere ma quel che è peggio è che non viene rivitalizzata in alcun modo interessante. Qualche bel momento c'è, di sicuro si percepiscono intenzioni e mire più grandi rispetto a quanto non ci azzecchi il romanzo, oltre a una capacità potenziale ancora inespressa. Mi è parso anche - ma questo potrebbe essere causato dalla traduzione - che frasi e paragrafi a tratti siano difficili da seguire, un po' confusionari, malscritti.
Un esordio romanzesco in sordina giustificato – col senno di poi – dalla futura crescita di Hill, davvero notevole se si fanno i paragoni tra i suoi primi tre romanzi. Prima di uscire con La scatola a forma di cuore, Hill ha pubblicato un'antologia di suoi racconti horror incentrata proprio sui fantasmi, intitolata 20th Century Ghosts (che gli è valsa diversi riconoscimenti). E' quindi facile capire da dove deriva questo primo romanzo: un racconto cresciuto fino alle dimensioni giuste, forse l'occasione da cogliere per diventare finalmente un autore da scaffale. In generale, questo è un libro che si può evitare: passate direttamente ai due successivi. Per quanto riguarda Ghosts purtroppo è fuori catalogo in Italia.
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