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I RACCONTI UMANISTICI DI ASIMOV (PT.1)


La scrittura di Isaac Asimov è stata spesso criticata per la sua eccessiva rapidità, la mancanza di ampi passaggi narrativi e descrittivi, la frettolosa caratterizzazione dei personaggi. In realtà Asimov si focalizza sempre sui dialoghi permette ai personaggi stessi di rivelarsi e raccontare le situazioni in cui si trovano. Il suo tratto distintivo, questa sua prosa essenziale e cinematografica, è uno stile personale che, nella mia opinione, non ha motivo di essere criticato più dello stile di qualunque altro romanziere.
La struttura delle storie asimoviane è sempre ben cadenzata, lineare e logica: la logica (fatto e conseguenza) permea quasi sempre l'intreccio delle sue opere più mirabili. Talvolta i romanzi sono una netta progressione di episodi, talvolta distinguibili quasi come racconti consecutivi (come in Prima Fodanzione). E si può notare come almeno metà dell'antologia di racconti Tutti i miei Robot, le cui vicende appartengono allo stesso continuum, potrebbe essere letta come un romanzo a episodi, non molto diverso dai romanzi della Fondazione. La dimensione del racconto proprio calzare per Asimov, come per molti autori di quella fantascienza che nasceva sulle riviste piuttosto che nei romanzi e che arrivava a nuova maturità tra gli anni '50 e i '60.
La saga originale della Fondazione, nel complesso, è piuttosto breve: circa 600 pagine. Anche quasi tutti gli altri romanzi asimoviani (salvo gli ultimi) sono tutti di piccole dimensioni. E contengono storie che, per complessità e azione, avrebbero potuto essere diluite nel doppio delle pagine sfruttando un taglio più narrativo (immaginate che tomi avrebbe prodotto Stephen King). Nell'essere spiccio, Asimov rende le sue cronache più forti e puntuali. Ha il taglio dello scienziato, dopotutto. Nella fantascienza (quella d'Autore) è una tendenza diffusa, a differenza del fantasy che si muove diametralmente all'opposto (con saghe infinite e inavvicinabili). Anche James G. Ballard e Philip K. Dick ci hanno abituato all'immediatezza, a volte raggelante: è parte del loro stile e del loro fascino essere dei “chirurghi” piuttosto che dei cantastorie.

Tutti i miei Robot
In questa antologia Asimov ha raccolto le fondamenta del suo universo, i racconti che fungono da preludio a tutti i cicli ambientati nel futuro della galassia. È dallo sviluppo dei robot che Asimov parte per ipotizzare il futuro della civiltà umana, la psicostoria e tutto ciò che segue.
Composti lungo tutta la sua carriera (e apparsi originariamente in Io Robot, Il secondo libro dei Robot e altri volumi, più alcuni inediti), questi racconti narrano le tappe della creazione e della diffusione dei robot tra il presente e l'immediato futuro (che per Asimov era il Ventunesimo Secolo). La storia nel suo complesso prende forma episodio dopo episodio, grazie a racconti di altissimo livello. Buona parte di essi si incentra sui personaggi chiave che segnano lo sviluppo della robotica e le relazioni tra robot ed esseri umani: tra tutti spicca Susan Calvin (citata anche altrove da Asimov).
Non sono i robot i veri protagonisti, nonostante si parli di loro: essi sono sempre al centro dell'attenzione degli uomini, che si struggono per comprendere, realizzare, andare sempre più avanti, incartandosi nella loro stessa logica. Ed è questo l'aspetto interessante: Asimov dimostra anche qui di essere uno scrittore profondamente umanistico e lontano dalla fantascienza d'avventura più canonica, eppure è considerato uno dei padri fondatori della space-opera propriamente detta. Piuttosto che descrivere la tecnologia, Asimov descrive l'impatto che tale tecnologia ha su di noi, sulle nostre vite. Il suo sguardo è ponderato, logico e filosofico allo stesso tempo, serio e senza eguali.
Quello di Asimov, insomma, è uno sguardo – talvolta ironico, talvolta drammatico – su un possibile futuro. Che l'importanza di questi racconti sia andata ben oltre la letteratura lo spiega lo stesso autore nell'introduzione, senza falsa modestia, dicendo che la “robotica” come scienza è una sua invenzione e le “tre leggi della robotica” (elemento chiave della sua visione) sono state osservate per davvero dagli scienziati che oggi si occupano di robot. Ma a prescindere dalla veridicità degli scenari che Asimov ipotizza, assumendo posizioni talvolta pessimistiche e talvolta ottimistiche, è una grande narrativa quella che ci propone: arguta, intelligente, coerente, tangibile. Storie di umanità che hanno forgiato il nostro immaginario contemporaneo.

Il meglio di Asimov
La produzione di Asimov si estende ben al di là dei romanzi e dei racconti sull'universo della Fondazione e dei Robot. Il meglio di Asimov è un'antologia che serve a dimostrarlo, permettendo al lettore di godere di interessanti idee e ottima narrazione. Niente poi ci vieta di collocare certi racconti nell'ambito di qualche periodo della storia galattica. Ma il libro è appunto un'antologia, quindi non v'è coerenza interna e i racconti (dodici in tutto) provengono da periodi e spunti molto diversi.
Una buona metà è veramente geniale, imprescindibile per chiunque apprezzi Asimov, il suo stile di scrittura e le sue idee. Altri racconti, come quelli risalenti a inizio carriera, scarseggiano di quei tratti che distinguono l'Asimov maturo. Ci sono anche due gialli, di cui l'ultimo riprende i due protagonisti del Ciclo dei Robot (infatti è presente anche in Tutti i miei Robot).
Va evidenziato almeno un racconto, L'ultima domanda, la cui importanza (e fama) nella carriera di Asimov ce la spiega lui stesso nell'introduzione. Non solo è ritenuto il suo miglior racconto, ma forse è il più bel racconto di fantascienza mai esistito: sembra non appartenere nemmeno ad Asimov, sembra convogliare in sé un intero secolo di poetiche fanta-&-scientifiche, suggerendo la perfetta fusione tra un Asimov, un Ballard, un Simak, un Dick... Straordinariamente indelebile e toccante, da solo vale il libro.



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