BROOKS: CICLO DELLA GENESI
Quando ci si prende l'impegno di
creare, popolare e far funzionare un mondo intero e le sue epoche,
bisogna prima o poi fare i conti con gli eventi chiave, quelli a
larga scala. Ma la scelta rimane stilistica: niente poteva proibire a
Brooks di inventare soluzioni diverse e trattare i protagonisti della
saga della Genesi di Shannara così come aveva già fatto nella
trilogia del Verbo e del Vuoto. Invece Brooks ha scelto molte linee
narrative, tanti personaggi, un panorama globale per narrare gli
eventi successivi, il collasso della società umana, il mondo che si
spopola, diventa selvaggio e mutante, sul ciglio di un'ultima guerra
nucleare.
Le città sono diventate fortezze
governate in modo irresponsabile, mentre bande di ragazzi “ribelli”
dominano le strade. I demoni arruolano ex-uomini e soggiogano i
bambini per poterli crescere nella malvagità. Celati agli uomini,
che ne ignorano da sempre l'esistenza, nelle foreste ci sono ancora
gli Elfi, ma anch'essi non sono in grado di resistere all'apocalisse
incombente. Sono queste le premesse al mondo di Shannara.
Con I Figli dell'Apocalisse, primo libro della Genesi, partono le due linee narrative principali, che proseguono (a formare un'unica storia che si dipana nei tre libri) in Gli Elfi di Cintra e L'esercito dei Demoni. Una delle vicende ha per protagonisti un gruppo di bambini di strada, tra i quali si nasconde il Variante (la cui storia l'abbiamo appresa nella saga del Verbo e del Vuoto). Proteggerlo in nome del destino è il compito di un cavaliere del Verbo, Logan Tom, che deve convincere la scapestrata banda a mettersi in viaggio verso un luogo ignoto dove potranno sopravvivere, raccogliendo nel frattempo molte altre persone lungo la via. Impresa ostacolata ovviamente dai demoni e dal loro esercito mutante. Anche il Variante dovrà rivelare se stesso, poiché non è cosciente di esserlo.
Con I Figli dell'Apocalisse, primo libro della Genesi, partono le due linee narrative principali, che proseguono (a formare un'unica storia che si dipana nei tre libri) in Gli Elfi di Cintra e L'esercito dei Demoni. Una delle vicende ha per protagonisti un gruppo di bambini di strada, tra i quali si nasconde il Variante (la cui storia l'abbiamo appresa nella saga del Verbo e del Vuoto). Proteggerlo in nome del destino è il compito di un cavaliere del Verbo, Logan Tom, che deve convincere la scapestrata banda a mettersi in viaggio verso un luogo ignoto dove potranno sopravvivere, raccogliendo nel frattempo molte altre persone lungo la via. Impresa ostacolata ovviamente dai demoni e dal loro esercito mutante. Anche il Variante dovrà rivelare se stesso, poiché non è cosciente di esserlo.
Nella seconda vicenda, gli Elfi, legati
a un albero che è una sorta di fonte dell'esistenza, per
sopravvivere devono affidarsi a una magia da tempo dimenticata. C'è
un prescelto, naturalmente, e c'è un cavaliere del Verbo che è
chiamato ad aiutarli, una ragazza messicana di nome Angela Perez. Le
due linee narrative entrano in contatto circa a metà della saga,
condividendo poi l'unica conclusione possibile.
Nonostante le buone premesse e lo
spunto interessante con cui finiva la saga del Verbo e del Vuoto, le
mire di Brooks nel voler narrare a così ampio raggio in un'unica
saga, non soddisfano completamente. Le parti più interessanti sono
quelle riservate alle singole situazioni dei protagonisti. Come al
solito, il primo libro è il più bello e interessante proprio perché
è il più limitato come geografia e raggio d'azione, per poi
perdersi man mano per strada. Logan Tom e Angela Perez, due cavalieri
del Verbo, sono personaggi ben motivati e accattivanti, specialmente
Angela – singolare l'idea di una messicana in mezzo agli Elfi.
Anche le vicende iniziali degli Elfi, con il mistero a proposito
della magia e un pizzico di intrighi a corte, promettono grandi cose
che poi non vengono mantenute.
L'altro punto debole è una narrazione
un po' troppo semplice, spartana, con cliché e momenti estremamente
banali. La scelta di alcuni episodi inutili al proseguimento della
storia, dal sapore troppo “tappabuco”, mi fa domandare perché,
al loro posto, Brooks non potesse articolare maggiormente tutta la
fase finale della storia che, purtroppo, è la più deludente.
Parlando di occasioni sprecate, la più
evidente – a mio parere – è quella dei protagonisti della prima
linea narrativa, la banda di ragazzini di strada che Brooks ha
dipinto sulla falsariga dei Bambini Sperduti dell'Isola che non c'è.
Con questo genere personaggi a tirare le redini di una storia, è
logico che il tutto scende di livello, che non ci si può aspettare
un approccio narrativo adulto, maturo. Cosa che, invece, altre parti
della storia permetterebbero.
Il pregio della saga della Genesi,
tuttavia, è che non si può non godere del mondo in cui si viene
catapultati, di quelle morali molto semplici ma sempre funzionanti,
di un fantasy che comunque non emula Tolkien ma trova una via del
tutto propria, per quanto un po' sgangherata, e di quelle trovate che
di tanto in tanto forniscono benzina alla storia e alla narrazione. E
anche di questa semplicità generale, anche se ingenua, e della
lettura d'un fiato (personalmente, i tre libri in meno di dieci
giorni).
Da quando Brooks era partito con il
ciclo originale di Shannara, ricalcando l'archetipo fantasy (non solo
Tolkien ma in generale la tradizione dei poemi nordici), l'interesse
nel sapere “cosa succede dopo/cosa è successo prima” è motivato
dal fatto che il mondo di Brooks non è privo di un certo fascino.
Pur giocando con cliché o idee semplici, quali l'apocalisse
nucleare, i demoni che vogliono soggiogare gli uomini, Elfi e magie
dimenticate, eccetera, il mix d'insieme è abbastanza caratteristico
e variopinto. Il Verbo e il Vuoto, che rappresentano il bene e il
male, sono stati una trovata interessante che ha molta più forza
della battaglia contro un cattivone in stile Sauron. Il fatto che il
mondo narrato da Brooks sia così umano nell'insieme, nei suoi
personaggi (come i demoni, così umani e deboli pur aspirando a
tutt'altra condizione) e nei suoi eventi (in cui riusciamo a
ritrovare una pennellata di realtà), costituisce un aspetto
interessante. La visione di Terry Brooks va presa per ciò che è,
ovvero una grossa fiaba: limitata ma comoda.
Pagella: idee alla base ***½ ;
sviluppo **½ ; consigliato ***
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